«Non e una questione di fiducia. E, semplicemente, che nessun uomo di Bartorstown ne parla, e ormai dovresti sapere che e inutile fare delle domande.»

«Mi dispiace,» disse Len. «Vedete, abbiamo pensato a queste cose per tanto, tanto tempo. Penso che avremo molto da imparare.»

«Si, molto,» disse Hostetter, pensieroso. «Non sara facile, te lo assicuro. Vi sono molte cose che contrastano con qualsiasi credenza nella quale siete stati allevati, e per quanto voi vogliate ripudiare quello che avete appreso durante l’adolescenza, qualcosa rimane sempre.»

«Questo non mi preoccupa,» interloqui Esau.

«No, infatti,» disse Hostetter. «Non ne dubito. Ma Len e diverso.»

«Come, diverso?» domando Len, un po’ offeso.

«Esau fa ogni cosa a orecchio, e superficiale,» disse Hostetter. «Tu invece ti preoccupi.» Piu tardi, quando Esau se ne fu andato in cabina, Hostetter poso la mano sulla spalla di Len, e sorrise, guardandolo fisso, e Len ricambio il sorriso, e disse:

«Certe volte mi ricordate moltissimo papa.»

«Non mi dispiace,» disse Hostetter. «No, non mi dispiace affatto.»

17.

Le caratteristiche del paesaggio cambiavano. La grande, ondulata terra boscosa e verdeggiante comincio a spianarsi, e gli alberi a diradarsi, e il cielo divento una cosa enorme, che si stendeva incredibile attraverso una pianura verde e grigia, che pareva continuare fin oltre l’orlo del mondo, attirando nelle sue immensita vuote lo sguardo fino a far dolere l’occhio, e costringendo chi guardava a cercare avidamente qualcosa, un albero o almeno un arbusto, che interrompesse quella distesa uniforme e senza confini e gli orizzonti vuoti. C’erano dei villaggi prosperi, sulle rive del fiume, e Hostetter disse che era un’eccellente terra coltivabile, malgrado il suo aspetto, ma Len odiava la piatta monotonia di quella visione, dopo le lussureggianti valli alle quali era abituato. Di notte, pero, c’era qualcosa di grandioso, una sensazione di vastita ventose sfolgoranti di migliaia di stelle, tante quante Len non ne aveva mai viste prima.

«Ci vuole un po’ di tempo per abituarsi,» spiego Hostetter. «Ma anche questa terra possiede una propria bellezza. Quasi tutti i posti sono belli, se tu non chiudi gli occhi e la mente e rifiuti di vedrli. E per questo che sono pentito di avere detto quelle cose, su Bartorstown.»

«Pero eravate molto serio,» disse Len. «Sapete che cosa penso? Penso che vi dispiaccia di tornare.»

«Cambiare e sempre difficile, e sempre una fonte di dispiacere,» disse Hostetter. «Ti abitui a fare le cose in un certo modo, ed e sempre una lacerazione, una violenza, l’idea di cambiare.»

Len ebbe un pensiero che, stranamente, non si era mai insinuato nella sua mente prima di quel momento. Domando:

«Voi avete famiglia, a Bartorstown?»

Hostetter scosse il capo.

«Sono sempre stato un vagabondo, non ho mai voluto dei legami.»

Entrambi, inconsciamente, si volsero a guardare indietro, a poppa, dove Esau era seduto accanto ad Amity.

«Ed e cosi facile averne,» concluse Hostetter.

C’era qualcosa di possessivo nell’atteggiamento di Amity, nel modo in cui piegava la testa verso Esau, e appoggiava la sua mano su quella di lui. Stava arrotondandosi, e la sua bocca aveva un’espressione petulante, e prendeva la sua maternita, sebbene ancora lontana, con grande serieta. Len rabbrividi, ricordando i suoi approcci e le sue ore spensierate nel roseto.

«Si,» disse Hostetter, che lo stava fissando attentamente. «Sono d’accordo con te. Ma devi ammettere che, in un certo senso, l’uno merita l’altra.»

«Il fatto e che non riesco a vedere Esau nelle vesti di un padre.»

«Potresti avere delle sorprese,» disse Hostetter. «E poi, lei lo terra in riga. Non essere cosi sicuro, ragazzo. Verra anche il tuo turno.»

«No, se me ne accorgero prima,» disse Len.

Hostetter ridacchio di nuovo.

La barca tesseva la sua via verso la foce del Piatte. Len lavorava, e mangiava, e dormiva, e negli intervalli tra queste cose, rifletteva. Gli era stato tolto qualcosa, e pensandoci riusci a comprendere di che cosa si trattava, e perche questo l’avrebbe reso infelice. Gli avevano tolto l’immagine di Bartorstown che aveva portato con se, la visione che lo aveva seguito per tutta la lunga strada percorsa dopo avere lasciato la propria casa. Ormai quella magica visione era scomparsa, e al suo posto c’era soltanto una piccola raccolta di fatti e una vuota attesa che doveva essere colmata. Bartorstown… un’installazione militare di prima della guerra, segretissima, destinata a qualche misteriosa ricerca, il cui nome veniva da Henry Waltham Bartor, il Segretario alla Difesa che l’aveva fatta costruire… stava sostenendo una dolorosa trasformazione dalla morte alla realta. La realta doveva ancora venire, e nel frattempo non c’era niente, e Len sentiva confusamente che qualcosa era scomparso, e gli pareva che qualcuno fosse morto, qualche persona a lui cara. E infatti qualcuno era morto: la nonna, certo, e le due cose erano cosi strettamente intrecciate, nella sua mente, che non poteva fare a meno di pensare a Bartorstown senza pensare anche alla nonna, ricordando le cose che aveva detto, cose proibite, autentiche sfide, che avevano reso furioso papa. Si domando se lei non avesse saputo che lui stava andando la. Se lo augurava. Sarebbe stata contenta.

Una sera ormeggiarono la barca a una bassa banchina in mezzo al nulla, dove non si vedeva nulla, salvo l’erba della prateria e il cielo senza fine, e non si udiva alcun suono, salvo quello del vento mai stanco di soffiare, e l’incessante scorrere del fiume. Al mattino, cominciarono a scaricare, e verso mezzogiorno Len si fermo un momento per riprendere fiato, e asciugarsi il sudore. E allora vide una colonna di polvere in lontananza, nella prateria, che veniva verso il fiume.

Hostetter annui.

«Sono i nostri uomini, che portano i carri. Da qui devieremo per raggiungere la valle del Piatte, e raccoglieremo il resto della compagnia in un punto vicino a South Fork.»

«E poi?» domando Len, provando un fremito della vecchia eccitazione.

«E poi percorreremo l’ultimo tratto.»

Poche ore dopo arrivarono i carri, otto grandi carri massicci, costruiti per il trasporto delle merci, e tirati da muli. Gli uomini che li conducevano erano bruni e asciutti, e, quando si toglievano i cappelli, si vedeva che la parte superiore della fronte era bianca, e c’era una rete di piccole rughe bianche attorno agli occhi, prodotte dallo strizzare degli occhi al sole. Salutarono Kovacs e i barcaioli come vecchi amici, e strinsero la mano a Hostetter con calore, come per dargli il bentornato a casa. Poi uno di loro, un vecchio dallo sguardo penetrante e dalle spalle enormi, che parevano in grado di reggere da sole il peso di un carro, se i muli si fossero stancati, guardo socchiudendo gli occhi Len ed Esau, e disse a Hostetter:

«Cosi sono questi i vostri ragazzi.»

Il vecchio li osservo ancora, squadrandoli ben bene.

«Mio figlio era nelle regioni dell’Ohio due o tre anni fa. Be’, mi ha raccontato che non si parlava d’altro che dei ragazzi di Hostetter. Dov’erano, e cosa facevano, e bisognava avvertirlo subito se andavano da qualche parte, e cosi via. Una bella storia.»

«Mi sembrano delle esagerazioni,» disse Hostetter. Il suo volto era rosso come un mattone, ora. «E poi, due ragazzi che conosco da quando sono nati, in fondo…»

Il vecchio termino il suo esame, e si fermo davanti a Len e a Esau. Con grande solennita, porse loro la mano, che pareva un antico ramo di quercia nodosa, e scambio con loro una lunga stretta.

«I ragazzi di Hostetter,» disse. «Sono contento che siate arrivati qui, prima che il mio vecchio amico Ed si prendesse un grosso esaurimento nervoso.»

Se ne ando, ridendo. Hostetter sbuffo, e comincio a portare casse e balle di stoffa sui carri, con evidente malagrazia. Len sogghigno, e Kovacs scoppio in una tonante risata.

«Il fatto e che non stava scherzando,» disse Kovacs, indicando il vecchio con un cenno del capo. «Ed ha fatto lavorare tutte le radio di quella parte del paese, per seguirvi.»

«Be’, accidenti,» brontolo Hostetter, «Erano solo due ragazzi, voi che cosa avreste fatto al mio posto?»

Quella notte si accamparono vicino al fiume, e il giorno dopo caricarono i carri, con grande cura, sistemando ogni cosa al suo posto, e lasciando uno spazio libero per Amity, dove la giovane donna avrebbe potuto stare comoda, e dormire. Kovacs era diretto verso l’Alto Missouri, e poco dopo mezzogiorno mise la caldaia in pressione, e riparti a tutto vapore. I muli vennero radunati da due o tre uomini, che cavalcavano piccoli cavalli nervosi di un tipo che Len non aveva mai visto. Len aiuto gli uomini a mettere i finimenti alle bestie, e poi prese posto su uno dei carri. Le lunghe fruste schioccarono, e i conducenti urlarono. I muli si mossero, e i carri rotolarono lenti sull’erba della prateria, con un grande cigolio e una stridula protesta degli assali. Verso sera, attraverso quella terra piatta, Len pote ancora vedere la barca che risaliva il corso del fiume. Al mattino era ancora la, ma piu lontana, e nel corso della giornata egli non la vide piu. E la prateria divenne immensa e solitaria.

Il Piatte scorreva vasto e poco profondo tra colline di sabbia. Il sole era implacabile sulle loro teste, e il vento soffiava incessantemente, e la landa pianeggiante pareva distendersi all’infinito. Len ricordava l’Ohio con infinita nostalgia. Ma dopo qualche tempo, quando comincio ad abituarsi a quello scenario strano, comincio ad accorgersi dell’esistenza di un intero nuovo mondo nella prateria, di un modo di vivere che non era brutto, quando ci si riusciva a liberare dalle catene dell’abitudine che parlavano di colline e valli, di laghi e boschi ondulati, di pioggia e di aratura e di semina. Gli arbusti polverosi che crescevano sulle rive dei fiumi diventarono ai suoi occhi belli come querce secolari, e le fattorie che sorgevano, quasi tenendosi aggrappate al fiume, erano una visione piu desiderabile dei villaggi della sua terra, perche erano molto piu rare e separate tra loro. Le fattorie erano primitive, battute dal sole, ma erano abbastanza comode, e Len trovo simpatica la gente, le donne brune e forti e gli uomini che parevano perdere una parte di se stessi quando si separavano dai loro cavalli. Al di la delle colline sabbiose si stendeva la prateria, e sulla prateria c’erano immensi armenti selvaggi, e branchi di cavalli selvaggi, le risorse che permettevano a quei cacciatori e a quei mercanti di vivere e guadagnare bene. Hostetter disse che gli animali selvaggi erano i discendenti degli animali delle grandi fattorie-modello di prima della guerra, che erano stati liberati nel totale sommovimento che era avvenuto dopo l’abbandono delle citta, e il conseguente crollo del vecchio sistema di rifornimento e di richiesta.

«I loro pascoli giungono fino al Messico,» disse, «E ormai non c’e piu un confine, da quella parte. I vecchi agricoltori delle terre aride se ne sono andati da molto tempo. Per qualche generazione, ormai, nessun aratro ha scalfito le pianure, e l’erba sta ritornando, perfino nei peggiori deserti creati dall’uomo, come aveva stabilito il buon Dio.» Respiro profondamente, e il suo sguardo spazio fino all’orizzonte. «C’e qualcosa di significativo, vero, Len? Voglio dire, in un certo senso l’Est e chiuso, pieno di colline e di boschi, e dall’altro lato di una valle fluviale, come difeso dal resto della terra.»

«Non riuscirete a farmi dire che l’Est non mi piace,» disse Len. «Ma comincia a piacermi anche questo posto. E cosi grande e cosi vuoto, che non riesco a soffocare l’impressione di poter precipitare da un momento all’altro.»

La prateria non era soltanto immensa e vuota: era anche arida. Il vento soffiava e graffiava il suo viso, risucchiando da lui i liquidi, come una sanguisuga impalpabile. Lui beveva e beveva, e c’era sempre sabbia sul fondo della tazza, e lui aveva sempre sete. I muli percorrevano miglia e miglia tirando i carri, ma cosi gradualmente, attraverso un paesaggio cosi montono e uniforme, che Len aveva l’impressione di non essersi mosso di un metro. Attraverso le profonde gole nelle colline sabbiose il bestiame selvaggio scendeva ad abbeverarsi, e di notte i lupi della prateria abbaiavano e ululavano per quietarsi in rispettoso silenzio quando si udiva la voce piu profonda e piu paurosa di qualche vero lupo di passaggio. A volte procedevano per giorni senza incontrare una fattoria o un segno di vita umana, e poi passavano vicino a un accampamento dove i cacciatori avevano fatto buona preda ed erano intenti a salare la carne e a dare la prima concia al cuoio. E il tempo passava. E come il tempo sul fiume, pareva eterno e fuori delle cose.

Raggiunsero il luogo dell’appuntamento a South Fork, in una prateria ingiallita e sbiadita dal sole, ma ancora piu verde della abbagliante desolazione sabbiosa che si stendeva intorno a perdita d’occhio, interrotta soltanto dal fluire di un fiume dalle acque povere. Quando ripresero la strada la carovana era formata da trentuno carri, e da piu di settanta uomini. Alcuni erano venuti

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