«Come e possibile che ci vedano?»

«Grazie agli scrutatori,» disse Hostetter, indicando con un gesto vago le rocce. «Nascosti nelle fessure, dove non potete vederli. Uno scrutatore e una specie di occhio, molto lontano dal corpo. Chiunque attraversi il suo campo di visione viene visto a Bartorstown… che dista ancora un giorno di marcia.»

«E per fare queste cose, devono semplicemente premere qualcosa?» domando Esau, inumidendosi le labbra.

Wepplo spalanco di nuovo le braccia, e ripete, ridendo:

«Boom!»

«Dev’esserci qualcosa di veramente segreto, laggiu,» disse Esau, «Per prendere tutte queste precauzioni.»

Wepplo apri la bocca, e Hostetter disse:

«Che ne direste di andare a dare una mano laggiu? Quel carro ha dei problemi.»

Wepplo chiuse di nuovo la bocca, e si curvo sul timone di un carro che, apparentemente, procedeva normalmente. Len guardo attentamente Hostetter, ma questi gli voltava la schiena, e tutta la sua attenzione pareva concentrata sul compito di spingere il carro. Len sorrise, e non disse niente.

Al di la del passo c’era una strada. Era una strada eccellente, ampia e uniforme, e Hostetter disse che era stata fatta molto, molto tempo prima della Distruzione, e la chiamo strada di arroccamento. Si sviluppava a zig-zag seguendo i contorni di una montagna, e Len pote vedere i segni sulla roccia, dove enormi denti d’acciaio avevano scavato. Salirono lentamente, con i muli che sbuffavano e borbottavano, e gli uomini che li aiutavano, e Hostetter indico una spaccatura irregolare nella montagna, molto alta, contro il cielo, e disse:

«Domani.»

Il cuore di Len comincio a battere piu forte, e i nervi parvero percorsi da un fremito in tutto il suo stomaco. Ma si limito a scuotere la testa, e Hostetter domando:

«Cosa ti succede?»

«Non avrei mai pensato che ci fosse una strada per arrivarci. Voglio dire, proprio una strada.»

«Come pensavi che potessimo entrare e uscire?»

«Non lo so. Non lo so quello che pensavo,» disse Len. «Ma credevo che ci fossero delle mura, o delle guardie, o qualcosa di simile. Naturalmente, possono fermare gli intrusi nella gola, la in basso…»

«Potrebbero farlo. Non e mai successo, pero.»

«Volete dire che la gente puo passare di la, semplicemente? E risalire questa strada? E valicare il passo, per giungere a Bartorstown?»

«Si e no,» disse Hostetter. «Non hai mai sentito dire che il modo migliore per nascondere qualcosa e lasciarlo dove tutti possono vederlo?»

«Non capisco,» disse Len. «Non capisco.»

«Capirai.»

«Lo spero.» Gli occhi di Len erano di nuovo eccitati, splendevano di quella luce particolare che si associava sempre ai suoi sogni di Bartorstown, ed egli ripete, sommessamente, «Domani,» come se avesse voluto accarezzare quella parola, come se l’avesse trovata di un sapore squisito.

«La strada e stata lunga e difficile, vero?» disse Hostetter. «Il tuo desiderio di venire doveva essere veramente grande, per averti fatto aspettare con tanta tenacia.» Tacque per un momento, osservando l’alto passo. Poi disse, «Non avere fretta, Len. Devi dare tempo al tempo. Non troverai tutto quello che hai sempre sognato, ma non avere fretta. Non prendere delle decisioni affrettate.»

Len si volse, e lo osservo, con espressione grave:

«E da quando siamo partiti che ho l’impressione che vogliate mettermi in guardia. Si, proprio cosi. Volete mettermi in guardia, contro qualcosa che non so.»

«Cerco soltanto di dirti di… di non essere impaziente. Devi lasciare a te stesso la possibilita di adattarti.» Improvvisamente, quasi irato, esclamo, «Questa e una vita dura, ecco cosa cerco di dirti. E dura per tutti, anche a Bartorstown, e non promette di diventare piu facile, e non ti devi aspettare uno spendente paradiso, una terra dei sogni, per poi restare con il cuore spezzato davanti a una delusione.»

Fisso duramente Len, un breve sguardo, e poi volto il capo, respirando piu forte e muovendo istintivamente le mani, come un uomo che sia turbato e non voglia mostrarlo. E Len disse allora, lentamente:

«Voi odiate questo posto.»

Non riusciva a crederlo. Era impossibile. Ma quando Hostetter disse:

«E ridicolo, come posso odiarlo?» in quel momento Len capi che era vero.

«Perche siete ritornato? Avreste potuto rimanere a Piper’s Run.»

«Anche tu avresti potuto farlo.»

«Ma e diverso.»

«No, invece! Tu hai una buona ragione, e anch’io.» Continuo a camminare per un minuto, a capo chino. Poi aggiunse, «Una sola cosa, Len. Non pensare mai di ritornare indietro.»

Si allontano in fretta, e Len rimase indietro, e non pote vederlo da solo per tutto il resto del giorno e della notte. Ma si sentiva scosso, sconvolto, esattamente come sarebbe accaduto se, ai vecchi tempi, papa gli avesse detto improvvisamente che Dio non esisteva.

Non disse niente a Esau. Continuo a guardare il passo, e a porsi mille domande, domande senza risposta. Nel tardo pomeriggio furono abbastanza in alto, tra le montagne, da avere una buona visione della strada gia percorsa, oltre il contrafforte della scarpata rossa, la dove il deserto si stendeva solitario e ardente. Una terribile sensazione di dubbio era calata su di lui. La roccia gialla e rossa, i picchi aguzzi che si protendevano verso il cielo, la luce impietosa che non veniva mai addolcita da una nuvola, o ammorbidita da una pioggia, il deserto grigio e la povere e l’arsura, i vasti silenzi risonanti dove nulla viveva all’infuori del vento, tutte queste cose parevano schernirlo, con la loro indifferenza cupa, con la loro totale mancanza di speranza. Lui avrebbe voluto tornare indietro… no, non a casa, perche la avrebbe dovuto affrontare lo sguardo di papa, e neppure a Refuge. Semplicemente, in un posto dove ci fosse stata vita, e acqua, ed erba verde e lucida. In un posto dove le orribili rocce nude non si ergessero da ogni parte, come…

Come che cosa?

Come la verita, quando tutti i sogni le venivano strappati, come veli inutili?

Non era un pensiero allegro. Cerco di ignorarlo, ma ogni volta che vedeva Hostetter, ricominciava a tormentarlo. Hostetter sembrava cupo e pensieroso, e scomparve subito dopo la cena, consumata nell’improvvisato accampamento. Len ando a cercarlo, o meglio, comincio a farlo, ma poi la ragione gli disse che non era il caso.

Erano accampati sulla cima del passo, dove si apriva un vasto spazio su entrambi i lati della strada. Il vento ululava, impetuoso, e il freddo era pungente. Poco prima che calasse l’oscurita, Len noto alcune lettere scolpite in una parete di roccia che sovrastava la strada. Erano in parte cancellate dal tempo, sgretolate dalle stagioni, ma erano grandi, e pote leggerle. Dicevano: FALL CREEK 13 MIGLIA.

Hostetter era scomparso, e cosi Len ando a cercare Wepplo, e gli chiese il significato di quelle lettere.

«Non sai leggere, ragazzo? Significano esattamente quello che dicono. Fall Creek, tredici miglia. Da qui a la.»

«Tredici miglia,» disse Len, «Da qui a Fall Creek. Va bene. Ma cos’e Fall Creek?»

«Un paese,» disse Wepplo.

«Dov’e?»

«Nel Canyon di Fall Creek.» Punto il braccio. «Tredici miglia.»

Stava sogghignando. Len cominciava a detestare il senso dell’umorismo di quel vecchio.

«Cosa c’entra Fall Creek?» domando. «Cosa c’entra con noi, voglio dire?»

«Be’,» disse Wepplo. «C’entra con noi, eccome! Se non c’entra Fall Creek, vorrei sapere cos’altro al mondo puo entrarci! Non lo sapevi, ragazzo? E la che stiamo andando.»

Poi scoppio in un’altra risata. Len batte frettolosamente in ritirata. Era furioso con Wepplo, furioso con Hostetter, furioso con Fall Creek. Era furioso col mondo intero. Si raggomitolo nella sua coperta, e giacque cosi, tremando e maledicendo ogni cosa. Era terribilmente stanco. Ma impiego molto tempo per addormentarsi, e poi comincio a sognare. Sogno che lui stava cercando Bartorstown. Sapeva di essere quasi arrivato, ma c’era nebbia, e faceva buio, e la strada continuava a cambiare direzione, sempre mutevole. Continuava a chiedere a un vecchio come avrebbe potuto arrivarci, ma il vecchio non aveva mai sentito parlare di Bartorstown, e rispondeva soltanto, monotono, che mancavano tredici miglia a Fall Creek.

Il giorno dopo valicarono il passo. Len e Hostetter erano cupi e scontrosi, e non parlavano molto. Prima di mezzogiorno iniziarono la discesa, e da quel momento fu molto piu facile avanzare. I muli procedevano svelti, come se avessero saputo di essere quasi a casa. Gli uomini diventarono allegri ed eccitati. Esau continuava ad avvicinarsi a Hostetter, ogni volta che riusciva a liberarsi da Amity, e domandava:

«Ci siamo?»

E Hostetter annuiva, e diceva:

«Quasi.»

Uscirono dal passo con il sole pomeridiano negli occhi. La strada si congiunse con un’altra, che correva lungo il fianco di una parete rocciosa, e in fondo alla parete c’era una gola ampia, con l’ombra bluastra della parete opposta che gia ne riempiva gli anfratti. Hostetter punto il braccio. La sua voce non era ne eccitata, ne felice, ne triste.

«Eccola.»

Libro Terzo

19.

I carri discendevano l’ampia strada ripida, in un grande cigolio di freni, e i muli dovevano faticare per non essere spinti avanti. Len guardo oltre il ciglio della strada, nella gola piena d’ombre azzurrine. Guardo a lungo, senza parlare. Esau si avvicino, si mise al suo fianco, e guardarono entrambi, allora. E fu Esau a voltarsi, pallidissimo, irato, e fu lui a gridare al signor Hostetter:

«Cosa credete che sia, uno scherzo? Credete che sia molto divertente, farci percorrere tutta questa strada, per…»

«Oh, piantala!» disse Hostetter. Sembrava stanchissimo, ora, all’improvviso, e impaziente, e parlava a Esau come un uomo puo parlare a un bambino noioso. Esau fece silenzio. Hostetter diede un’occhiata a Len, di sbieco. Len non si era voltato, non aveva alzato la testa. Continuava a guardare nel fondo della gola.

C’era un paese, laggiu. Visto da quell’altezza, e con quell’angolazione, era soprattutto una collezione di tetti raggruppati intorno alle rive di un fiume circondato da un poco di vegetazione. Erano

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