domattina, alle dieci precise. Ci sara qui il ministro. Nessuno deve saperne niente. Chiaro?»
«Si, signore,» disse Esau. Sherman non era minaccioso ne sgradevole. Era, semplicemente, un uomo avvezzo a dare degli ordini, e la risposta fu automatica.
La sua attenzione si sposto da Esau a Len, e domando:
«Perche volevate venire qui?»
Len chino il capo, e non rispose.
«Avanti,» disse Hostetter. «Diglielo».
«E come posso farlo?» esclamo Len. «Va bene, tentero. Noi… noi pensavamo di trovare un posto nel quale la gente fosse diversa, nel quale fosse possibile pensare e parlare dei propri pensieri e delle cose del mondo senza mettersi nei guai. Dove ci fossero delle macchine e… oh, tutte le cose che esistevano una volta».
Sherman sorrise. Non era piu l’uomo massiccio dagli occhi freddi, abituato a dare ordini, ma un essere umano che aveva vissuto a lungo e aveva imparato a non lottare contro la vita. Come Hostetter. Come papa. Len lo riconobbe da quel sorriso, e allora comprese, d’un tratto, di non trovarsi completamente tra stranieri.
«Avevate pensato,» disse Sherman, «Che noi dovevamo avere una citta, come quelle antiche, con tutte le vecchie cose in essa».
«Penso di si,» disse Len, e non provava piu collera, ora, ma solo rimpianto.
«No,» disse Sherman. «Tutto cio che abbiamo e la prima parte di quello che desideravate».
Erdmann disse:
«E siamo alla ricerca della seconda».
«Oh, si,» disse Gutierrez. La sua voce era sottile e scontrosa come lui. «Noi abbiamo una causa. Voi capirete… voi giovani avete a vostra volta una causa. Vuoi che ne parli, Harry?»
«Piu tardi,» disse Sherman. Si chino in avanti, e parlo a Len e a Esau, e i suoi occhi erano di nuovo duri, e freddi. «Dovete ringraziare Hostetter…».
«Non del tutto,» intervenne Hostetter. «Anche tu avevi le tue ragioni».
«Un uomo puo sempre trovare una ragione per giustificarsi,» disse Sherman, freddamente. «D’accordo, comunque, ammettero questo punto. Tuttavia, il merito va in gran parte a Hostetter. Se non fosse stato per lui, ora sareste morti entrambi, uccisi dalla folla in quel paese… come si chiamava?…».
«Refuge,» disse Len. «Si, questo lo sappiamo».
«Non sto cercando dei ringraziamenti, cerco semplicemente di chiarire dei fatti. Vi abbiamo fatto un favore, e non voglio cercare di farvi capire quanto sia grande questo favore, perche non lo capirete fino a quando non sarete rimasti qui per un po’ di tempo. E allora non ci sara bisogno che io vi dica niente. Nel frattempo, vi chiedo di ripagarci facendo quanto vi sara detto, senza fare troppe domande».
Fece una pausa. Erdmann si schiari la voce, nervosamente, nel silenzio, e Gutierrez borbotto:
«Diglielo subito, senza mitigare il colpo. Avanti».
Sherman si volto.
«Hai bevuto, Julio?»
«No. Ma lo faro».
Sherman grugni.
«Be’, comunque quello che lui intende dire e questo: voi non lascerete piu Fall Creek. Non fate niente che possa somigliare a una fuga. Abbiamo qualcosa di veramente grande in palio, qui, molto piu di quanto possiate immaginare in questo momento, e non vogliamo correre rischi».
Concluse, semplicemente, con poche, brevi parole:
«Se lo tentaste, sareste fucilati».
20.
Ci fu un’altra pausa. Poi nel silenzio si udi la voce di Esau, un po’ troppo acuta:
«Abbiamo faticato molto, abbiamo corso grossi rischi, per venire qui. Non e molto probabile che ci venga voglia di andarcene, ora che siamo arrivati».
«Le persone possono cambiare idea. Mi e sembrato onesto dirvi come stanno le cose».
Esau appoggio le mani sul tavolo, e disse:
«Posso fare una domanda?»
«Parlate».
«Dove diavolo e Bartorstown?»
Sherman si appoggio allo schienale della sedia, e fisso duramente Esau, accigliandosi.
«Sapete una cosa, Colter? Non risponderei a questa domanda, ne ora ne mai, se ci fosse un modo per impedirvi di conoscere la risposta. Voi due ci avete dato un sacco di problemi. Quando degli stranieri vengono qui, noi teniamo la bocca chiusa e siamo prudenti, e non ci sono molte preoccupazioni, perche gli stranieri vengono raramente, e si trattengono per breve tempo. Ma voi due vivrete qui. Presto o tardi, inevitabilmente, scoprirete tutto su di noi. Eppure voi non siete di qui. Non appartenete a questo posto. Tutta la vostra vita, la vostra educazione, il vostro ambiente, il vostro condizonamento, sono in totale conflitto con tutto cio in cui noi crediamo, qui. E un conflitto apparentemente insanabile».
Guardo Len, con un’espressione di freddo divertimento.
«Non c’e bisogno di arrossire cosi, giovanotto, perche so benissimo che voi siete sincero. So che avete attraversato l’inferno, per venire qui, e che quanto avete fatto e molto di piu di quanto noi abbiamo passato, o saremmo disposti a passare. Ma… domani e un altro giorno. Come vi sentirete, allora, cosa penserete? E se non sara domani, il giorno successivo?»
«Io penserei che siete al sicuro,» disse Len. «Fino a quando avrete una buona scorta di pallottole».
«Oh,» disse Sherman. «Quello. Si, credo di si. In ogni modo, abbiamo deciso di correre un rischio, nel vostro caso, e cosi non abbiamo scelta. Vi diremo tutto su Bartorstown. Ma non questa notte». Si alzo in piedi, e inaspettatamente porse la mano a Len. «Abbiate pazienza».
Len gli strinse la mano, con un certo calore, e sorrise.
Hostetter disse:
«A presto, Harry». Rivolse un cenno a Len e a Esau, ed essi uscirono nuovamente, nell’oscurita della notte, nell’aria tagliente, in un mondo pieno di odori sconosciuti. Attraversarono di nuovo il paese. Le lampade erano accese in tutte le case, la gente parlava forte e rideva, e diversi gruppetti di persone si muovevano di casa in casa. «C’e sempre una festa,» spiego Hostetter, «Alcuni uomini sono lontani da casa da molto, molto tempo».
Arrivarono a una casa costruita solidamente con tronchi d’albero, che apparteneva agli Wepplo. Vi abitavano il vecchio, suo figlio, sua nuora, e la ragazza, Joan. Andarono a tavola, per la cena, e molte persone andavano e venivano, entravano a salutare Hostetter e a bere da una grossa brocca che passava di mano in mano. La ragazza, Joan, continuo a fissare Len per tutta la serata, ma non parlo molto. Molto piu tardi, anche Gutierrez entro nella casa. Era ubriaco fradicio, e rimase a fissare Len cosi solennemente, e cosi a lungo, che il giovane gli domando che cosa desiderasse.
Gutierrez disse:
«Volevo solo vedere bene un uomo che ha voluto venire qui senza esserci costretto».
Sospiro profondamente, e se ne ando. Qualche minuto dopo, Hostetter gli batte gentilmente la mano sulla spalla.
«Andiamo, Lennie,» disse. «A meno che tu non voglia dormire sul pavimento della casa di Wepplo».
Sembrava allegro, cordiale, come se il ritorno a casa non fosse stato cosi brutto come aveva temuto. Len si alzo, e lo segui, attraverso la notte fredda e oscura. Fall Creek era immersa nella quiete, ora, e le lampade si spegnevano, una dopo l’altra, nelle case. Len riferi a Hostetter quello che gli aveva detto Gutierrez, e il suo bizzarro comportamento.
«Povero Julio,» sospiro Hostetter. «E in condizioni terribili. Ha il morale sotto i tacchi».
«Cosa gli e successo?»
«Ha lavorato per tre anni di seguito su un problema. In realta, vi ha lavorato per quasi tutta la vita, ma su di un punto particolare ha trascorso gli ultimi tre anni, lavorando giorno e notte. Tre anni! E ha appena scoperto che non era quello il modo di affrontare il problema. Cancellare la lavagna, ricominciare da capo. Solo che Julio comincia a credere che la sua vita non gli sara sufficiente».
«Sufficiente a che cosa?»
Ma Hostetter si limito a dire:
«Dovremo alloggiare nel quartiere degli scapoli. Ma non e un brutto posto. C’e molta compagnia».
Il «quartiere degli scapoli» era un lungo edificio a due piani, il cui telaio era stato costruito agli inizi di Fall Creek, mentre altre ali erano state aggiunte in epoche successive. Hostetter lo condusse in una stanza che si trovava sul retro di una di queste aggiunte, e aveva una propria porta, con una finestra vicino alla quale dovevano sorgere dei pini, perche l’aria era vagamente impregnata del loro aroma, e i rami stormivano quando soffiava il vento. Avevano portato le coperte che Wepplo aveva loro imprestato. Hostetter sistemo la propria in uno dei due letti della camera, si mise a sedere, e comincio a togliersi gli stivali.
«Che ne dici? Ti e piaciuta?»
«Piaciuta chi?» domando Len, stendendo le coperte sul proprio letto.
«Joan Wepplo».
«Come faccio a dirlo? L’ho appena vista».
Hostetter scoppio in una fragorosa risata.
«Non le hai staccato gli occhi di dosso per tutta la sera».
«Ho altro da pensare,» protesto Len, irato. «Che alle ragazze!»
Si avvolse nelle coperte. Hostetter spense la candela, e pochi minuti piu tardi comincio a russare rumorosamente. Len rimase sveglio, invece, e tutto il suo essere era un insieme di percezioni, acuite dal senso di trovarsi in un ambiente strano e sconosciuto. La cuccetta aveva una forma nuova. Tutto era strano: gli odori della terra e della polvere e degli aghi dei pini e della resina, delle pareti e del pavimento e della cucina, i suoni sommessi di movimento e di voci nella notte, tutto, tutto. Eppure non era cosi strano, in fondo. Era soltanto un’altra parte del mondo, un altro paese, e qualunque cosa fosse stata Bartorstown, non sarebbe stata certamente la cosa che aveva sognato. Si sentiva depresso, deluso, irato. Era cosi brutto, quello che provava, ed era cosi in collera contro tutto e contro tutti, che batte i pugni sul muro, e un istante piu tardi si senti stupido e infantile, per averlo fatto, e provo il desiderio di mettersi a ridere. E nel bel mezzo di quella risata immaginaria, la faccia di Joan Wepplo apparve, galleggiando nel nulla, e lo fisso con occhi neri, luminosi e pensierosi.
Quando si sveglio era gia mattina, e Hostetter doveva gia essere stato fuori, perche Len apri gli occhi e vide che stava rientrando nella stanza.
«Hai una camicia pulita?»
«Penso di si».