«Voi pensate che sia giusto?» domando, gia conoscendo l’inevitabile risposta, ma desiderando ugualmente ascoltarla dalla voce di Hostetter.

Stavano camminando lungo la strada di Bartorstown, nel tardo pomeriggio. Sherman e gli altri erano rimasti indietro, forse deliberatamente, per lasciare Hostetter solo con Len ed Esau.

Hostetter si volto a fissare Len, e disse:

«Si, credo che sia giusto.»

«Ma…» disse Len, sommessamente, «Lavorarci, tenerlo in funzione…»

Era di nuovo all’aria aperta. La montagna non incombeva piu sopra la sua testa, e le pareti di roccia di Bartorstown non lo rinchiudevano piu nella loro morsa, e lui poteva respirare e guardare il sole. Ma l’orrore era ancora su di lui, e pensava al demone distruggitore acquattato in una cavita della roccia, e sapeva che non avrebbe voluto ritornare mai piu in quel luogo malvagio. E nello stesso tempo sapeva che avrebbe dovuto andarci di nuovo, che lo volesse o no.

Hostetter disse:

«Avevo detto a entrambi che ci sarebbero state delle cose spiacevoli, per voi. Cose che si scontrano con gli insegnamenti che avete ricevuto… quegli insegnamenti che pensavate di rinnegare, ma che hanno lasciato una traccia dentro di voi.»

«Ma voi non ne avete paura,» disse Esau. Era stato intento a riflettere, camminando pesantemente sulla strada ciottolosa. Sopra di loro, il pendio orientale offriva la consueta visione della miniera, e davanti a loro il villaggio di Fall Creek sonnecchiava tranquillamente sotto il sole al tramonto, e quel villaggio sarebbe stato molto, molto simile a Piper’s Run, se non ci fosse stato un diavolo incatenato nelle montagne. «Voi siete andato la, avete toccato il muro con le vostre mani.»

«Sono nato e cresciuto qui. L’idea e stata con me fin dai primi tempi,» disse Hostetter. «Nessuno mi ha mai insegnato che si trattava di una cosa malvagia o proibita, o che Dio l’aveva maledetta, ed e questa la differenza. E per questo motivo che non accettiamo stranieri tra noi, se non in casi rarissimi. Il condizionamento e completamente sbagliato.»

«Non mi preoccupo delle maledizioni, io,» disse Esau. «Mi preoccupo di sapere se quella… energia atomica… potra farmi del male.»

«No, a meno che tu non riesca a entrare la, oltre i ripari.»

«Non mi puo bruciare.»

«No.»

«E non puo esplodere.»

«No. L’impianto a vapore potrebbe esplodere, ma non il reattore.»

«Be’, in questo caso…» disse Esau, e continuo a camminare in silenzio, immerso nei suoi pensieri. Poi i suoi occhi s’illuminarono, ed egli si mise a ridere, e disse, «Mi piacerebbe sapere che cosa penserebbero quei vecchi stupidi di Piper’s Run, il vecchio Harkness, e Clute, e gli altri! Volevano frustarci pubblicamente solo perche avevamo una radio, e adesso abbiamo questo… un reattore atomico! Gesu. Scommetto che ci ammazzerebbero, Len.»

«No,» disse Hostetter, malinconicamente. «Loro non lo farebbero. Ma finireste ugualmente come Soames, sotto un mucchio di pietre.»

«Be’, non ho nessuna intenzione di offrire loro la possibilita di farlo. Gesu! L’energia atomica, quella vera, l’energia piu grande del mondo!» Le sue dita si aprirono e chiusero, e i suoi occhi brillarono di eccitazione e cupidigia, e domando di nuovo, lentamente, «Siete sicuro che non ci siano pericoli?»

«Non ci sono pericoli,» disse Hostetter, con una nota d’impazienza nella voce. «Abbiamo quel reattore da cento anni, e non ha ancora fatto del male a nessuno.»

«Suppongo,» disse Len, lentamente, alzando il capo per affrontare il vento freddo, il vento del tramonto, nella speranza che quell’aria soffiasse via un poco delle tenebre e del terrore del suo spirito. «Suppongo che non abbiamo nessun diritto di lamentarci.»

«Non l’avete certo.»

«E suppongo anche che il governo sapesse cosa stava facendo, quando costrui Bartorstown.»

Anche loro avevano paura, bisbigliava il vento freddo, Avevano un potere troppo grande per loro, e avevano paura, e avevano ragione d’averla.

«Lo sapeva, certo,» disse Hostetter, che non udiva le parole del vento.

«Gesu,» disse Esau, «Pensate cosa sarebbe successo, se avessero trovato il sistema di fermare la bomba.»

«Ci ho pensato,» disse Hostetter. «Tutti noi ci abbiamo pensato. Penso che ogni abitante di Bartorstown abbia un enorme complesso di colpa, per averci pensato troppo. Ma non c’era tempo. Semplicemente, non c’era tempo.»

Tempo? O qualche altra ragione?

«Quanto tempo ci vorra?» domando Len. «Mi sembra che, in quasi cento anni, avrebbero dovuto trovare qualcosa.»

«Mio Dio,» disse Hostetter, «Lo sai, tu, quanto tempo ci e voluto per scoprire l’energia atomica? Fu un greco di nome Democrito ad avere la prima idea dell’atomo, diversi secoli prima di Cristo, puoi fare il conto tu stesso.»

«Ma adesso non ci vorra tanto tempo!» esclamo Esau. «Sherman ha detto che con quella macchina…»

«No, non ci vorra altrettanto tempo.»

«Quanto, pero? Altri cento anni?»

«Come faccio a saperlo?» domando Hostetter, irato. «Altri cento anni, o un altro anno soltanto. Come faccio a saperlo?»

«Ma con quella macchina…»

«E solo una macchina, non e Dio Onnipotente! Non puo tirar fuori una risposta dall’aria, solo perche noi la vogliamo.»

«A proposito di quella macchina,» disse Esau, e i suoi occhi erano di nuovo ardenti di entusiasmo. «Mi piacerebbe vederla in funzione. E davvero capace di…» Esito, e poi pronuncio l’incredibile parola, «…di pensare?»

«No,» disse Hostetter. «Non come tu lo intendi. Fattelo spiegare da Erdmann, un giorno o l’altro…» Improvvisamente, si rivolse a Len, e disse, «Tu pensi che soltanto Dio abbia il diritto di costruire dei cervelli.»

Len arrossi, ricordando come Sherman lo aveva chiamato, contadinello con la coscienza pigolante, e arrossi ancora di piu pensando che lui si sentiva tale, di fronte a quegli uomini che sapevano tanto piu di lui, eppure non poteva mentire a Hostetter, lui aveva capito che i suoi pensieri erano stati quelli.

«Penso che prima o poi mi ci abituero.»

Esau sbuffo.

«E sempre stato pieno di dubbi, ha sempre impiegato un’eternita per prendere una decisione.»

«Be’, maledizione, Esau.» esclamo Len, provando un palpito d’ira che per un momento allento la cappa nera del dubbio. «Se non fosse stato per me, saresti ancora a spalare letame nel fienile di tuo padre!»

«Va bene,» disse Esau, fissandolo con risentimento, «Ricordalo anche tu. Ricorda di chi e stata la colpa, e non andare in giro a piagnucolare come un bambino!»

«Non sto piagnucolando!»

«Si, invece. E se ti preoccupi, se hai paura di peccare, avresti dovuto obbedire prima a tuo padre, e restartene a casa, a Piper’s Run.»

«Qui non puoi dargli torto,» s’interpose Hostetter, in tono blando.

Len borbotto qualcosa d’inintelligibile, prendendo a calci i sassolini della strada polverosa.

«E va bene. Mi ha spaventato. Ma anche lui si e spaventato, e non sono stato io a voltarmi e a scappare.»

Esau disse:

«Sarei scappato anche davanti a un orso, fino a quando non avessi saputo che non mi avrebbe assalito o ucciso. Ora non sto scappando. Ascolta, Len, questa e una cosa importante. In quale altro punto del mondo potresti trovare una cosa altrettanto importante?» Gonfio il petto, e sollevo il capo, come se si sentisse gia rivestito di quell’importanza, come da uno splendido, colorato mantello. «Io voglio sapere molte altre cose su quella macchina.»

«Importante,» ripete Len. «Si, e importante.»

E vero. Non c’e alcun dubbio, su questo. Oh, Dio, tu fai quelli come mio fratello James, che non fa mai domande, e fai quelli come Esau, che non crede mai, e perche devi fare i tipi intermedi come me?

Ma Esau ha ragione. E troppo tardi, adesso, per preoccuparsi dei peccati. Papa ha sempre detto che le vie del trasgressore sono dure, e penso che questo faccia parte delle asperita di questa via.

E cosi sia, allora.

Lasciarono Esau alla casa di Sherman, per andare a prendere sua moglie, e Len e Hostetter proseguirono insieme verso la casa di Wepplo. Il rapido, limpido crepuscolo di quei luoghi stava calando, e le strade erano deserte, ed erano piene dell’odore di fumo e di cibo. Quando giunsero davanti alla casa di Wepplo, Hostetter si fermo, e si volto per parlare a Len con uno strano tono quieto che non aveva mai usato prima.

«C’e qualcosa che devi ricordare, nello stesso modo in cui ricordavi la folla che ha ucciso Soames, e Burdette e i suoi contadini, e i Nuovi Ismaeliti. Si tratta di questo… anche noi siamo fanatici, Len. Dobbiamo esserlo, altrimenti ce ne saremmo andati a vivere altrove la nostra vita, lasciando che tutta questa faccenda andasse in malora. Anche noi abbiano un credo. Non urtarlo, non immischiarti, perche se lo facessi neppure io sarei piu in grado di salvarti.»

Poi sali i gradini, e lascio Len immobile, la, a seguirlo con lo sguardo. C’erano delle voci e delle luci, nella casa, ma la fuori c’era silenzio, ed era quasi buio. E poi qualcuno arrivo dall’angolo della casa, camminando senza fare rumore. Era la ragazza, Joan, che accennando con il capo verso la casa disse:

«Cercava di spaventarvi?»

«Non credo,» disse Len. «Credo che stesse solo dicendo la verita.»

«L’ho sentito.» Aveva un panno bianco in mano, come se fosse andata a scuoterlo fuori. Anche il suo viso pareva bianco, nell’oscurita incombente, vago e indistinto. Ma la sua voce era tagliente come la lama di un coltello. «Fanatici, vero? Be’, forse lui lo e, e forse lo sono anche gli altri, ma non io. Io sono stanca di tutta questa faccenda, stanca e nauseata. Che cosa vi ha fatto desiderare di venire qui, Len Colter? Eravate impazzito, o qualcosa di simile?»

La guardo, osservo i contorni indistinti del suo viso, senza sapere cosa rispondere.

«Vi ho sentito parlare, stamattina,» disse lei.

Len disse, imbarazzato:

«Ne io ne Esau sapevamo che…»

«Vi hanno ordinato di dire tutte quelle cose, vero?»

«Quali cose?»

«Come sono orribili le persone, la fuori, e come e odioso il mondo, e cosi via?»

«Non capisco cosa vogliate dire,» disse Len. «Non so in quale senso lo intendiate, ma ogni parola che abbiamo detto era vera. Se pensate il contrario, andate la fuori anche voi, e vedrete.»

Fece per passarle accanto, e salire i gradini. Lei poso una mano sul suo braccio, e lo fermo.

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